Un paio di valli, una sull'altra, anche un paio di rifugi ed una lunga cresta in bilico sui 1900 mt nel PNLAeM

Per le valli Capo d'Acqua e Carbonara, il rif. Capo d'Acqua e il rif. Iorio; poi la lunga cresta col monte La Rocca, il monte della Strega ed il Pietroso. La piana di Pescasseroli sotto.


Un’altra bella escursione nel Parco, questa volta lungo il confine del versante laziale attraverso un concentrato di ambienti diversi e tutti avvincenti: dapprima immersi nei boschi dai tanti colori lungo due vallate che si insinuano profonde nel cuore delle montagne e poi una lunga camminata in quota, forse la più panoramica del Parco, per poi concludere di nuovo a capofitto nel bosco e tornare al punto di partenza avendo così completato un grande anello. L’escursione prende il via dalla strada che sale da Sora verso il valico di Forca d’Acero dove si lascia l’auto in uno spiazzo al margine della strada in località Valle del Rio e ci si avvia lungo una brecciata in direzione nord, attraversando la zona denominata Pantano per poi raggiungere l’ampio imbocco del Vallone Capo d’Acqua. Si giunge in breve ad una capannina del Parco che riporta alcune indicazioni sul luogo e poco dopo si lascia sulla propria destra l’inizio del sentiero che sale diretto al Valico di Monte Tranquillo evidenziato da un segnavia vistoso e molto artistico. Ci si addentra quindi nel Vallone Capo d’Acqua che si attraversa sino all’omonimo rifugio con un percorso molto bello che si sviluppa per tratti di bosco ad assolate radure prendendo quota molto gradatamente, insomma un inizio di escursione decisamente in tutto relax e con lo sguardo che ogni tanto scruta la sommità delle dorsali ai lati che si innalzano sempre di più dal fondo valle che diviene via via più inserrato; si procede così senza fatica sino a raggiungere dopo circa un’ora di cammino il Rifugio Capo d’Acqua situato in bella posizione e molto ben tenuto. Dopo una breve sosta nei pressi del rifugio (chiuso in questa stagione) si riprende a salire lungo la sterrata che da quel punto entra nella Valle Carbonara che si incunea stretta e profonda fin sotto al Monte Serrone. Questa seconda parte della salita è risultata ancora più bella con l’autunno nel pieno dei suoi colori pastello e la strada già coperta a tratti dalle foglie cadute dalle essenze che non resistono ai primi freddi e poi, giunti alla metà circa della Valle Carbonara, ci si imbatte in un caratteristico, piccolo presepe ambientato all’interno di una cavità dentro ad un grande faggio. Si procede percorrendo sino al termine la strada brecciata con pendenza sempre costante e graduale ed assieme ai chilometri di passeggiata si guadagna senza quasi accorgersene un buon dislivello tanto che giunti all’ampia radura in corrispondenza della testata del vallone ci si trova già attorno ai 1.500 metri di quota: una palina segnavia con su alcuni cartelli indica l’imbocco del sentiero che porta sino alla base dei Balzo dei Tre Confini, non molto distante dal Rifugio di Jorio; proseguendo invece lungo la traccia che punta a nord in direzione del Valico di Schiena d’Asino si può arrivare sulla cima del Monte Serrone. Dopo essersi quasi assuefatti ad un’andatura in salita tutt’altro che faticosa, il sentiero che sale verso il Rifugio di Jorio richiede un pò di energia in più dal momento che con una breve percorrenza si supereranno i quasi quattrocento metri di dislivello che separano il capo della Valle Carbonara dalla cresta sommitale dov’è situato il rifugio. L’impegno della salita è comunque ampiamente ricompensato da quanto offrono gli ambienti che si attraversano: prima un bosco di alberi dall’altissimo fusto seguito da un’ampia radura da dove si ha un’ottima visuale sulla dorsale che da Punta Mazza per il Montagnone di congiunge al Serrone dopo di che, superata un altro breve tratto di bosco si esce definitivamente allo scoperto alla quota e si affrontano i vasti prati sommitali che portano sino alla base del Balzo dei Tre Confini. Come sempre avviene, anche l’arrivo sulla cresta nei pressi del Balzo è un momento rigenerante in cui l’impegno profuso per la lunga salita è all’improvviso cancellato dalla vista che si apre sotto ai nostri piedi: in questo caso forse ancor più di sempre con la Vallelonga che si distende a nord mentre ad est è la parte più centrale del Parco con i paesi di Pescasseroli ed Opi circondati da una teoria di dorsali e di cime; sul quadrante occidentale si nota invece il Monte Serrone, subito appresso il Balzo di Ciotto e sullo fondo il Monte Cornacchia e la Cima Tre Confini nonchè, aguzzando la vista, quel un puntino piccolissimo che è il Rifugio di Coppo dell’Orso!! In direzione sud invece spunta dalla linea di cresta il tetto aguzzo del Rifugio di Jorio che si raggiunge in breve e ci accoglie con le due comode panche ai lati dell’ingresso su cui sedersi in estatica ammirazione della lunga e sinuosa cresta che ci attende: quella del Monte la Rocca e del Monte della Strega. Questo rifugio si trova in una posizione incantevole ed è un vero peccato che non sia rimesso un pò a posto per poterne usufruire e trascorrervi almeno una volta una nottata; tra l’altro la costruzione su due livelli ed il balcone al piano alto che si affaccia sull’infinito lo rendono un sito davvero caratteristico, forse il più bello in questa parte di Appennino. Vista l’aria limpida, il cielo terso e la valenza del luogo abbiamo fatto una bella sosta e girovagato attorno al rifugio per catturare qualche scatto da portare a casa in ricordo di un’escursione forse tra le più gratificanti nel Parco. Si riprende a camminare in direzione sud, praticamente paralleli alla via seguita a fondo valle, lungo una comoda traccia che si snoda sempre sul filo della dorsale con un continuo e piacevole sali e scendi mentre ai lati si alternano scorci mutevoli, in particolare sul versante ad est verso la piana di Pescasseroli caratterizzato da rocciosi circoli glaciali ed incise vallate. La passeggiata in cresta sembra non voler finire, si toccano diverse cime segnate sulla carta che emergono in misura poco pronunciata dal profilo della dorsale: si inizia con il Picco La Rocca seguito dalla Rocca (massima elevazione dell’escursione con i suoi 1.924 metri), ed a seguire il Monte della Strega da cui si ha un notevole colpo d’occhio sul complesso delle vallate attraversate all’andata e le due lunghe dorsali che le sovrastano, quella che abbiamo appena percorso e sull’altro versante quella di Punta Mazza e del Montagnone. Superato il Monte della Strega si scende in un avvallamento e poi si risale sull’ultima elevazione toccata nell’escursione, il Monte Pietroso il cui nome bene richiama il breve ma assai sconnesso tratto che si segue per arrivare fin sulla cima. Lasciato alle spalle l’ometto sommitale si inizia a scendere verso l’ampio avvallamento compreso tra il Pietroso ed il Monte Tranquillo fino a raggiungere l’omonimo valico, crocevia con il sentiero che sale dal versante di Pescasseroli ad est, ed il sentiero che si deve imboccare nella direzione opposta per ritornare verso il punto di partenza. Superato il valico l’ultimo tratto dell’escursione avviene lungo un sentiero che scende piuttosto ripido con innumerevoli svolte all’interno di una fitta faggeta fino a sbucare nei pressi della sterrata in località Pantano, non molto distante dall’area di sosta dove si è lasciata l’auto al mattino e completare così una grande passeggiata.